domenica 12 dicembre 2010

MI STAVO CHIEDENDO...

TRA ME E ME.

Vuoi veramente sapere cos'è che sto pensando in questo momento?
Allora, se uno è così tranquillo 2 sono le cose. 
O a letto si scatena come un dannato, della serie che le tipe le fa urlare come delle quaglie senza ali che tentano di prendere il volo, ma non ce la fanno... oppure, ha voglia di farlo. Solo che non riesce a liberarsi perchè ha paura di far vedere qual è la sua vera natura e quindi si sente come una gallina imprigionata in un ovile (ATTENZIONE, ho detto ovile, non pollaio...) che è stata obbligata a tentar di covare un uovo che, tra le altre cose,  non è neanche il suo...
E la poverina deve farlo per forza, se no la fine migliore che altrimenti le può capitare è proprio la stessa fine che fece, prima di lei, Maria Antonietta la regina di Francia.
DECAPITATA.




Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo Lorena, figlia di Maria Teresa d’Asburgo e Francesco I di Lorena, andata sposa, in giovane età, al debole e indeciso Luigi XVI re di Francia, venne chiamata con disprezzo “l’austriaca”. Derisa dalla corte, odiata dal popolo, travolta dalla Rivoluzione del 1789, Maria Antonietta, non fu né una santa né una bagascia della Rivoluzione e oggi la sua figura, lungamente disprezzata e biasimata, torna ad essere rivalutata. Per lungo tempo la frase “ Se non hanno pane, che mangino le brioches!” riferita al popolo francese sempre più affamato ed esausto, le fu attribuita da una storiografia ingiusta ed inesatta perché quella frase pare che Marie Antoinette non la pronunciò mai. E’ vero: amava circondarsi dal lusso, amava tutto ciò che fosse godereccio, il cibo, i dolci, le fragole con la panna, lo sfarzo in ogni sua forma, ma Maria Antonietta aveva in fondo il carattere di una donna comune, anche mediocre secondo lo scrittore Stefan Zweig: “non troppo intelligente, non troppo stolta, né fuoco, nè ghiaccio, senza energie speciali per il bene, e senza la minima volontà al male". Eppure, questa bella donna senza un carattere forte, senza estremismi e genialità e quindi apparentemente inadatta alla tragicità della sua sorte, divenne all’apice del dramma, una vera eroina involontaria che, dal trono al patibolo, trasfigura la sua immagine, raggiungendo tragiche proporzioni all’epilogo della sua breve esistenza

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