venerdì 18 novembre 2011

DANCER IN THE PARK (INEDITO 4)


Happiness - Felicità 
Todd Solondz 
1998


UN UOMO PER BENE
Lo sono. Sono un uomo perbene. Credo di esserlo sempre stato, a dire il vero. Sono talmente perbene che a volte mi annoio. A volte no. Ieri, per esempio, mi trovavo a far nulla tra una riunione di lavoro e l'altra ed ho subito pensato: "Cosa farebbe un vero ometto perbene con a disposizione due ore libere?". Ci ho pensato e ripensato e, quando ho capito che il mio pensiero e l'estenuate ricerca di una risposta perbene avevano già superato i 15 secondi, mi son detto: "Ma si! Che coglione imbranato!!! Vado al parco e me lo faccio ciucciare un attimo faccio una bella passeggiata che non fa mai male!". Così ho fatto. Sono arrivato nel parco più bello del mondo ed ho sentito un freddo porco una leggera brezza invernale che però non sembrava dar fastidio alle famigliole, alla gente intenta a fare sport e a chi, come me, si trovava lì solo per un pompino last minute una tranquilla passeggiata pomeridiana. L'amore per il prossimo in me si fa sempre più accentuato in situazioni come questa. In quel momento avrei tanto voluto sparare a tutti e lasciarli morti stecchiti tra quelle fottute foglie imbrunite che sanno di piscio abbracciare tutti, ma come facevo? Sono forse... troppo perbene? Si, sono veramente una personcina perbene e me ne rendo conto proprio in questi casi. Eccomi allora in mezzo ad un po' di alberi e una marea di preservativi usati e fazzoletti sporchi una montagna di foglie morte. Ah, le foglie morte! Mi riempiono l'animo di malinconia... a volte. Mentre continuo a passeggiare mi accorgo che lì, proprio lì vicinissima a me, si trova la mia amica del culo cuore Analgisa, tutta intenta a succhiare il membro allo sfigato di turno colloquiare amabilmente con un gentil signore, probabilmente un suo amico, io questo non lo so. Mi sento sempre di disturbare in situazioni come questa, non sai mai se è il caso di salutare o no, però stavolta, essendo io stato visto dalla mia amica, mi son fatto coraggio ed ho accennato un timido saluto... 
"Ti piace succhiare eh? Puttanone!!! Buongiorno!!!"
"Vaffanculo troia!!! Buongiorno a te!"
"Ciuccia ciuccia... Ti vedo dopo, adesso faccio una passeggiata, ma poi ripasso da queste parti..."
"Ti ho detto di andare a fare in culo guardona di merda! Ok! A dopo mio caro..."
"Bruciati rotta in culo! Un bacio..."
Mi è anche sembrato di notare lo stupore del suo amico che intanto che lei si era staccata dal suo cazzo che lei si intratteneva giusto quei due secondi con me, le diceva...
"E questo chi cazzo è? Fallo venire qua che glielo metto nel culo! E' un tuo amico?".
Ma non ne sono sicurissimo, visto che tra me e loro c'erano 200 metri e passa a separarci. Insomma io continuo a camminare e mi trovo d'un tratto in una piccola area verde molto carina, e con molto stupore mi accorgo della presenza di un altro mio caro amico: Maurizio. Maurizio è veramente un porco assurdo un ragazzo molto a modo, lo conosco da qualche tempo oramai e ogni volta che ci incontriamo è sempre una scopata hard da brivido una gran festa, si, proprio come si addice a due porci scatenati con tanto di cazzo in ebollizione due persone perbene. Ma anche Maurizio non è solo, no no. Il mio amico Maurizio è in compagnia della cara Robertina. Robertina è una troietta secca secca del cazzo, piena di pircing e tatuaggi, ha la cresta e la leggenda narra che sia sempre molto nervosa, nel senso che quando ti fa un pompino è sempre agitatissima perchè sta pensando a quali cazzi si stia perdendo in quel momento e quindi va in escandescenza un ragazzino molto perbene anche lui, studia e viene al parco per leggere, come tutti, ma secondo me si veste in un modo improponibile, solo che questo io non lo dico perchè in fondo sono una persona perbene e le persone perbene disdegnano il gossip. Io di Robertina avevo sempre sentito parlare ma non ho mai avuto l'occasione di incontrarla, ed eccola qui questa occasione. Mi precipito verso di loro con la sola e unica intenzione di farmelo ciucciare da entrambi fare una nuova conoscenza. Li trovo già che se lo menano a vicenda già immersi in una conversazione che sembra interessante. Mi abbasso i pandaloni presento e cominciamo a limonare duro con Maurizio intanto che Robertina si posiziona dietro al mio amico con l'intenzione di puntarglielo a fare amicizia. La mia venuta però deve aver imbarazzato quella cagna secca tanto che dopo tre moine che nessuno di noi le ha ricambiato, se lo mena, viene e se ne va dopo averci salutati deve aver fatto ricordare alla piccola Robertina che aveva un appuntamento e che probabilmente era già in ritardo, quindi dopo essersi congedata l'abbiamo vista allontanarsi, lasciando da soli me e Maurizio che continuavamo a limonare e toccarci senza tregua continuavamo ad interrogarci sui grandi quesiti della filosofia antica e moderna. Mi piace conversare con gli amici, confrontarmi su varie cose, ridere e scherzare, però si stava proprio facendo tardi quel giorno e siccome questo non mi mollava più ed io volevo venire sono veramente una persona perbene e non voglio ferire nè offendere nessuno ho detto a Maurizio:
"Senti devo andare. Me lo succhi un po' così vengo? Mi spiace ma per me si è fatto tardi, ho paura che sia giunta l'ora di lasciarti caro amico...."
"No no! Aspetta! Vienimi addosso ti prego! Già, è un vero peccato mio caro amico, ma volevo dirti una cosa..."
"Come addosso??? Dimmi pure..."
"Si si, te lo succhio, ma appena stai per venire mi metti il cazzo tra le mutante e vieni lì! Nulla, volevo solo augurarti una buona giornata!"
"Si ok, ma facciamo in fretta!!! Grazie di cuore!"


Dopo qualche minuto ho lasciato Maurizio tutto soddisfatto e soprattutto bagnato in mezzo al parco da solo con la promessa che avrei fatto di tutto per incontrarlo di nuovo al più presto, per continuare la nostra interessantissima conversazione. Eh si, perchè noi persone perbene non lasciamo mai una conversazione a metà. Inutile dire che mancavano solo 10 minuti all'inizio della riunione di lavoro che era stata fissata quel pomeriggio ed io ho dovuto correre come una gazzella e sono arrivato al lavoro con il cuore che batteva a 1000 perchè mai e poi mai mi sarei perdonato un ritardo, come succede a tutte le persone per bene, noi siamo fatti così. Come dicevo sono arrivato puntuale all'appuntamento ma non ho resistito al mio naturale istinto di scusarmi ed ho subito inviato un sms alla mia cara collega, mentre lei era tutta presa a spiegare i vari punti salienti del meeting odierno e mi guardava con i suoi occhioni preoccupati...


SMS
"Controllo se ho macchie strane. Ho appena scopato, che ridere!!! Uff.. che corsa amore, quasi perdevo l'autobus ma, per fortuna, ce l'ho fatta!!!".


La mia amata collega è ancora lì che se la ride è tranquilla adesso. Per quanto riguarda me invece, proprio non me la sento di lasciarvi così. Mi sembra più che corretto mettervi al corrente del fatto che ho preso un paio di decisioni importanti strettamente collegate alla mia vita.  Decisioni che di fatto cambieranno tutto il sistema e che sono pronto a sostenere con tutto me stesso. Se non condivido queste cose con voi non riesco proprio a sentirmi un ometto perbene a 360 gradi, ecco. La prima e più importante è questa: ho deciso che costruirò un Gazebo. Perchè? Ma come perchè??? 
Perchè mi piace Chopin!
(Rainy days never say goodbye 
To desire when we are together...)


Perbene [per-bè-ne] o per bene agg., avv.
• agg. inv. (preferibilmente con grafia unita) Che si comporta onestamente, rispettando le leggi e la morale comune SIN ammodo: una persona, una ragazza p.; anche, di buona condizione sociale: gente p.
• avv. (preferibilmente con grafia staccata) Bene, in modo diligente e preciso: fare le cose per bene
• dim. perbenino
• a. 1841


Renè Magritte
"Son of a man"
1964

martedì 15 novembre 2011

LA MORTE

Ebbene si, giusto oggi raccontavo ad alcuni amici, con cui mi trovavo al bar, che l'estate scorsa (piena di un amore che è passato?) non ho fatto altro che sognare ogni santa notte e ogni santo giorno (si, perchè io di giorno facevo anche la pennichella!) l'uomo della mia vita. Si, l'uomo della mia vita esiste ed ha una serie di problemi che  sono talmente complessi da spiegare che secondo me non ne verrò mai a capo e allo stesso tempo sono fermamente convinto che il "venire a capo" a questa situazione così complicata sia veramente un gioco da ragazzi. Il mio problema? Ve lo voglio spiegare subito: per prima cosa si sa che quando uno è preso non riesce a vedere  con chiarezza neanche le cose più banali e poi, cosa fondamentale, non sono più un ragazzo, quindi, non ne verrò mai a capo. Si, per tornare un attimo ai miei amici del bar, penso di averlo già largamente espresso tra le pagine di questo blog questo amore così idiota, ma non l'ho mai espresso a loro. Si, un motivo ci sarà. Si, loro non sapevano di questi miei tormenti e si, questa mia affermazione non poteva che far nascere una complicatissima discussione post caffè sulla psicologia. Sulle psicologie a dire il vero, perchè in realtà sono due: quella Freudiana e quella pret a porter. Si, mi sembra alquanto inutile starvi a spiegare la differenza tra le due. Si, ve la spiego. La psicologia Freudiana, come tutti sanno, si basa su due personaggi che a tutti noi stanno molto a cuore, e sono: Figa e Cazzo. La psicologia pret a porter non è altro che la psicologia che tutti si sentono in grado di spiegare solo ed esclusivamente sulle basi delle proprie esperienze e che non sempre, a mio avviso, risulta veramente attendibile. Si, la psicologia spicciola per intenderci. Si, siccome dal trattato di psicologia domestica con i miei amici non sono riuscito a venirne fuori, ho pensato che vorrei dire una cosa. Si, vorrei solo dire che io ho pochissime certezze nella vita, e una di questa è sempre la solita: IO NON SBAGLIO MAI. Si, non sbaglio mai e sono assolutamente convinto che la fortuna stia "seriamente" dalla parte degli audaci. Si, mi ritengo audace. Molto audace. Talmente audace che credo fermamente al fatto che Dio e la sua commissione interna, dopo aver attentamente valutato il mio caso, abbiano deciso all'unisono di regalarmi il marito perfetto. Si, perfetto: mi manda gli sms dandomi della sporca lesbica, mi fa le ricariche, mi invita a cena, mi porta a cena, mi paga la cena, mi compra i libri che adoro, mi telefona quando sto per entrare in riunione al lavoro, mi telefona mentre sono in riunione al lavoro, mi telefona quando ho finito la riunione al lavoro, si incazza se non esco con lui, insomma un amore perfetto. Si, perfetto. Si, peccato però che io stia ancora morendo dietro ad un altro che si, muore anche lui ogni volta che pensa a me, ma muore dalla voglia di vedermi morto!




La Morte
L'arcano n. 13 rappresenta la Morte, premessa necessaria alla rinascita. Superato, infatti, lo stato profano, il passaggio iniziatico, la prova trasformatrice, si rivivrà e meglio, immersi in una nuova condizione di sacralità. Rispetto alla raffigurazione tradizionale, qui lo scheletro ha le ossa tinte di rosa carnicino, colore rappresentativo di tutto ciò che è umano, e impugna la falce con la mano sinistra in modo da disegnare con essa la lettera mem dell' alfabeto ebraico. La falce dal manico giallo, colore della terra, ovvero della materia, ha lasciato al suolo un piede, una mano e una testa che sembrano, però, non aver perso vitalità ed espressione, quasi a indicare che niente muore del tutto e che ciò che sembrava perduto si è solo trasformato e continuerà. Di ciò che l'uomo ha fatto, pensato, sognato, delle sue idee (testa) e delle sue azioni (mani e piedi) permane, dunque, una traccia anche molto dopo che la Morte ne abbia trasformato il corpo materiale in polvere. La carta illustrata in questo testo, contrariamente alla maggioranza dei mazzi, riporta nella didascalia il nome dell' arcano che, normalmente non compare oppure compare come "IL TREDICI", si preferisce, infatti, lasciare la spazio in bianco, per esorcizzarne l'oscura pericolosità, il tabù legato alla morte, evitando perfino di nominarla o chiamandola diplomaticamente l'innominabile. 

sabato 12 novembre 2011

I LOVE MY JOB 6



Nel 1996 Marianne Faithfull pubblica "20th Century Blues". La Faithfull rivede, in maniera molto personale, alcuni brani che fecero la fortuna dei vari Kurt Weill, Bertolt Brecht e Friedrich Holländer in quelli che furono gli anni 20, 30 e 40. Veri e propri pezzi forti che se non erro ammaliarono anche i Doors che come tutti sanno, ripresero l'opera "The Rise and Fall of the City of Mahagonny" (1930). Chi non ricorda la loro versione di Alabama Song? Ma per tornare alla mia impavida Marianne, se non ho capito male, mi permetto di affermare che, senza alcun dubbio, le figure di donne che Marianne porta in scena nel suo spettacolo di cabaret siano le solite: infermiere, cameriere, prostitute. Ci spostiamo in un territorio che non ci appartiene più ovviamente, qui si canta e celebra la fine della seconda guerra mondiale e, per tornare alle nostre icone, la cara Marianne ammette: "Ho sempre pensato che ci fosse una specie di connessione tra questi tipi di donne, in un qualche modo tutte si prendono veramente cura di te, no?".
Infermiera, cameriera e prostituta. Come darle torto?
Io adesso mi appoggio in cassa giusto per fare un po' di show, ma lo sanno tutti che qui, io faccio la cameriera, non la cassiera. Vuoi vedere che questo che arriva deve pagare?
Mi sa che ci siamo...

LO SCONTRINO
"Ciao."
"Ciao. Mi fai lo scontrino? Devo andare..."
"Ah, te ne vai?"
"Si si, è già fin troppo tardi per me."
"Ok, ma io non faccio cassa. Ti chiamo il boss."
"Ok."

Chiamo il boss. Saluto e faccio per andarmene, solo che poi ci ripenso e torno indietro...

"Senti, dimenticavo..."
"Dimmi."
"Tu stai ancora insieme alla tipa con i capelli rossi?"
"Si, ma non ha i capelli rossi."
"Ah no? E come li ha?"
"Castani."
"Castani con i riflessi rossi..."
"Si, forse hai ragione tu..."
"Si si, ho ragione. Comunque, quando la molli fatti dare il mio numero dal tuo amico, intesi?"
"Si si, va bene."
"Bene. Puoi andare."


mercoledì 9 novembre 2011

DANCER IN THE PARK (INEDITO 3)


CHIACCHIERE TRA AMICHE...

"E' un sacco di tempo che non ci vediamo! Cazzo, non so se ti hanno detto che proprio in questi giorni chiedevo di te. Ma sei così impegnato? Non ti si vede più in giro..."
"Lo so ma ieri sono passato e non ti ho beccato..."
"E cosa hai fatto?"
"Mah, nulla di che, un menage a trois veloce..."
"Ma dai? E con chi?"
"Che ne so? Due tipi che mi son venuti dietro..."
"E quindi?"
"Solite cose, mi son venuti dietro come ti dicevo, mi guardavano, non facevano la prima mossa e allora mi sono abbassato i pantaloni..."
"E..."
"E poi in un attimo me li son trovati addosso entrambi, poi, uno lo conoscevo già, l'altro no.... e devo dire che proprio l'altro mi ha molto sorpreso..."
"Cioè?"
"Cioè una vera bomba! Abbiamo limonato da fare schifo mentre l'altro si strusciava e tentava di farsi inculare... invano, ovviamente...."
"Cosa, scusa? Lo hai baciato?"
"Si si, eccome..."
"Ma baci gli sconosciuti?"
"Beh non è che bacio tutti attenzione, sono diventato molto selettivo col tempo..."
"Si capisco. Capisco che per 'Col tempo' intendi 'Dopo essermi fatto il mondo intero'..."
"Esattamente!"
"Che brava che sei!"
"Eh si, e ti dirò di più, questo ci sapeva troppo fare..."
"Ma pensa te..."
"Sai che ad un certo punto stavamo limonando in una maniera indecente, no? Allora mi sono avvicinato al suo orecchio e gli ho sussurrato 'Dai ciucciamelo un pochino'..."
"E lui?"
"E lui mi ha detto di no..."
"No! Veramente???"
"Si si..."
"E tu?"
"E io gli ho risposto 'Ok! Qual'è il problema? Te lo ciuccio io!"
"Ahahahahhahahahahahahahaha!!!"
"Si si, ridi pure..."
"Ma com'era?"
"Mi sembrava molto carino... molto, molto carino, ma non ne sono sicuro..."
"Perchè?"
"Perchè erano le 18:30 e c'era buio pesto!"
"Cosa?"
"Si, insomma non ho visto un cazzo... l'ho solo sentito..."


martedì 8 novembre 2011

RIFLESSIONI...

Per te io rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere.
"Il ritratto di Dorian Gray"  
Oscar Wilde



"Oggi mi guardavi, Si si, oggi mi guardavi. E lo sai perchè ne sono così fortemente convinto? Indovina? Perchè oggi, mentre tu mi guardavi, io ti guardavo! Ok, ti spiego in breve cos'è successo: oggi tu mi guardavi, poi io ti ho guardato ed ho pensato "Ma mi sta guardando?" e poi subito dopo ho visto che mi hai guardato un'altra volta. Allora io ti ho guardato nuovamente. Poi ho pensato: "Minchia! Ma mi guarda veramente?" e subito dopo mi son detto "Vuoi vedere che questo mi guarda perchè sta pensando che io son qui che guardo lui e non capisce perchè?". Ma io, giuro, non ti ho guardato... cioè non ti ho guardato per primo. Sei stato tu ad iniziare. Ora, sinceramente, tu mi guardi sempre. Dio! Faccio così cagare? Comunque la morale di questa cosa è che tu ed io oggi ci guardavamo. Ti sembra poco? E poi, non vorrei essere ripetitivo, ma tu mi guardi sempre. Sempre! Lo so per certo questo. Quindi il problema è tuo, sia chiaro. Ad ogni modo oggi... tu mi guardavi ed io non sapevo come comportarmi perchè mi da fastidio quando mi guardano e specialmente mi da fastidio quando TU mi guardi e, quindi, ho dovuto arrangiarmi e trovare un modo, una strategia, un qualcosa insomma che non mi facesse sentire osservato. Osservato da te! Ho pensato un po' di volte: "Ok, questo mi guarda!" e poi ho obbligato tutto me stesso a pensare ad altro. E sai a cosa ho pensato? Ho pensato che mancano 138 giorni al mio compleanno. Cioè, tra 138 giorni non avrò più 35 anni ma 36. Uno, mi chiedo, a 36 anni può ancora ritenersi giovane? Io si. Si si, io mi sento giovane. Ma il discorso in sè per sè non reggeva... e sai perchè? Perchè mentre cercavo di distogliere il pensiero di te che mi guardi, con il fatto che forse non sono più così tanto giovane, tu mi guardavi. Bene, ho dovuto mettermi lì e far training autogeno da solo, in mezzo alla folla e nella più totale autonomia e, per giunta, facendo in modo che nessuno, te incluso, se ne accorgesse. Ho ripetuto a me stesso per un milione di volte che si, sono giovane, perchè mi sento giovane. Io mi sento giovane! Io mi sento giovane! 
Io mi sento "GIOVANE"... dietro!


Le buone intenzioni sono inutili tentativi di interferire con le leggi scientifiche. Nascono dalla pura vanità. Il risultato è il nulla assoluto. Ogni tanto ci procurano una di quelle sterili e voluttuose emozioni che hanno un certo fascino sulle persone deboli. Tutto qui. Non sono altro che assegni a vuoto.
"Il ritratto di Dorian Gray"  
Oscar Wilde

martedì 1 novembre 2011

HO UCCISO MIO MARITO



"THE LAST CHAPTER"
LE COSE CHE NON TI HO MAI DETTO
(seconda ed ultima parte)
L’unica cosa che posso dire a mia discolpa, se può in qualche modo servire a qualcosa, è che io, ve lo giuro, non credo di aver mai avvertito il minimo barlume di lucidità in quei pochi, lunghissimi attimi. Non lo so. Se penso a donne come Lorena Bobbit o anche Lucrezia Borgia e tutte le mie colleghe assassine (o quasi) non posso fare a meno che esclamare un bel “Minchia!!!” e poi applaudire di conseguenza. Quanto tempo hanno passato ad organizzare tutto con una precisione tale da fare invidia ad un boyscout svizzero? Oggi, addirittura, riesco pure a farmi una risata se penso che solo pochi giorni fa ho sentito in tv l’ultima dichiarazione di Patrizia Reggiani che afferma di “non voler uscire dal carcere” in cui si trova dopo aver commissionato l’omicidio del consorte Gucci. E, dicevo, lei non vuole uscire dal carcere perché non è abituata a lavorare e quindi chi glielo fa fare di uscire e sbattersi  visto che lì mangia beve e se ne fotte? Ok, anche lei non ce la fa, probabilmente. Probabilmente neanche io ce la faccio ma io non sono una donna. Non vivo nè penso nè sento come una donna. Io sono un povero pazzo che, come loro, non ha saputo reagire in modo diverso ed ora sono qui e non riesco a perdonarmi né tanto meno a pentirmi del gesto che ho compiuto. Quello stesso gesto che ha fatto di me una persona nuova. Una persona che ora è libera ma che non potrà mai tornare a sorridere.
Era tenero mio marito. 
La tenerezza che provo ancora oggi, se mi torna in mente il suo viso, invade tutto il mio essere. Se ripenso a lui non posso fare altro che provare una tenerezza infinita. Penso a quando mi soffermavo a guardarlo mentre camminava: era goffo a volte, ma io adoravo la sua camminata. Allo stesso modo adoravo quando si sistemava ripetutamente i capelli, quando mi faceva delle domande, quando, per chiedermi le cose, quasi si attaccava con il suo viso al mio tanto era vicino, quando mi guardava e chissà cosa pensava, quando stava fermo in piedi in quello strano modo che a me faceva sorridere, quando cercava di giustificarsi per cose stupite ed io lo punzecchiavo, quando era in imbarazzo e diventava tutto rosso. Quanto lo amavo, quanto ancora lo amo e chissà per quanto tempo ancora continuerò ad amarlo. Solo che adesso lui non c’è più. Nessuno avrà mai la minima idea di cosa significhi per me tutto questo, di quanto io stia soffrendo, oggi più che mai, di quanto a lungo scorrano le lacrime sul mio viso e di quanto lunghe siano le pre che passo a pregare Dio affinchè possa liberarmi da questo martirio, da questo inferno! Rimane un’unica verità, quella che mio malgrado devo accettare, ed è il tuo viso davanti ai miei occhi che però non potrò mai più toccare. Fino alla fine dei miei giorni. Questà sarà la punizione che in eterno dovrò scontare. Il tuo viso che non si allontanerà mai dai miei occhi, in eterno. Ma come posso disperarmi ed imprecare? Perché continuo, imperterrito, a pensare di aver perso qualcosa che, in realtà, non ho mai avuto? Perché?
Ad ogni modo oggi, mentre fumavo l’ennesima sigaretta davanti alla finestra che da sulla strada, ho visto passare un ragazzo che somigliava al mio amato, defunto marito. Si, gli somigliava talmente tanto che per un attimo ho pensato fosse veramente lui. Tanto che per un attimo, vista l’ora, ho creduto che fosse proprio lui, che si, stesse tornando dal lavoro come succedeva prima e, quasi in trans, ero oramai in procinto di accoglierlo e saltargli addosso felice come un bambino ed urlargli “Ti ho visto!!!”. Quanti scherzi fa una mente che soffre... infatti nello stesso momento ho avuto una fitta al cuore in contemporanea con uno degli ultimi ricordi che ho di lui. Credo sia giusto ora parlarvene. Credo sia giusto raccontarvi cosa successe il giorno prima della catastrofe. Era quasi giunta l’estate e mio marito era appena rincasato e voleva sistemare non so cosa sul suo pc. Solo che alcuni giorni prima  tra noi c’era stata una grossa lite, una di quelle liti che fai fatica a dimenticare e/o a perdonare. E dopo un litigio e la naturale conseguenza di non rivolgersi più la parola per giorni interi, mio marito, che Dio l'abbia in gloria, venne da me con la scusa più idiota che poteva trovare. Lui era un genio assoluto di Internet. Un vero fottutissimo genio. Io no. Accendo il pc e lo spengo. Quello è il mio massimo traguardo... e lui questo lo sapeva bene. Timidamente si avvicina a me. Io ero una lastra di marmo. Stavo scrivendo e non ho neanche voluto alzare la testa dopo il suo saluto.
Mi disse:
"Posso farti una domanda?".
Non risposi e continuai a scrivere.
Così lui continuò con:
"Tu sai come si fa a collegarsi da qui tramite wireless?".
Dentro di me il gelo. Poi le fiamme. Tutte quelle dell'inferno.
Non poteva farmi una domanda del genere.
Non era possibile ed era assolutamente privo di ogni logica.
Stavo esplodendo.
Alzai la testa e risposi:
"Non è a me che devi fare questa domanda! Tu questa domanda a me proprio non devi farla! Poi voglio dire... se non lo sai tu, siamo veramente messi male...".
Vinse, anche quella volta, la signora che c'è in me, si quella buona, perchè in realtà la cagna che ho dentro stava morendo dalla voglia di rispondergli ben altro. E allora eccole, eccole qui quelle stramaledette parole che non ho mai osato dirti. Quella parole che, ancora oggi, bruciano dentro di me e non mi danno pace, eccole!
"Ma scusa, io sono mai venuto da te per chiederti come si fanno i pompini???".


THE END