sabato 18 febbraio 2012

I LOVE MY PART-TIME JOB



Oggi mi son reso conto di una cosa molto importante. E cioè che è da un po’ di tempo che non do il mio contributo al sociale, al mondo, all’umanità. A voi insomma. Siccome non posso dare nessun consiglio a chi decide di fare il mio primo lavoro (la maestra elementare) solo per il semplice e validissimo motivo che io, il mio primo lavoro, non lo so affatto fare… direi che potrei dare delle dritte molto efficaci, potenti, assolutamente professionali a tutti coloro che decidono o decideranno di buttarsi a capo fitto in quello che di fatto è il mio secondo lavoro: la cameriera ai tavoli in un pub. Essendo io una persona molto semplice, umile e sinceramente sincera, ho pensato che sicuramente questo potrebbe essere un modo per:

1 Dare una mano a tutti quei giovani che sono confusi sul proprio futuro.
2 Dare una mano a tutti quei giovani che se ne fottono del proprio futuro.
3 Dare una mano e basta. La mia destra in genere, per chi non avesse ancora capito…
Bene, sarò breve e conciso se no la mia collega dice che sono logorroico… ed io lo sono. Solo che a me, sinceramente, non piace sentirmi dire le cose in faccia. Chiamiamola abitutine. (Che ridere!)
Quando si decide di lavorare in un locale (decisione che io non ho mai preso!!!) bisogna osservare poche semplici regole. Prima di tutto dovete essere belle, sempre belle, bellissime. Se non lo siete… non è un problema perchè se il gestore del locale è in merda vi prende lo stesso. Secondo poi dovete fare un piccolo esame di coscienza e chiedervi:
“Ma io, sarò in grado di: servire ai tavoli, gestire milioni e milioni di clienti, correre come una pazza da una parte all’altra del locale, sclerare con il mio capo, sclerare con i miei colleghi, sopportare le angherie dei clienti, pulire il bagno, cambiare le candele, portare fuori l’immondizia alle 4 del mattino con 10 gradi sotto zero, mostrare sempre una perfetta educazione, sottomettermi a tutto e tutti e, soprattutto, non bere mentre sono sul posto di lavoro senza che questo possa in nessun modo attaccare la mia integrità? E poi questo lavoro non scalfirà, esaurendomi, la mia eterna bellezza interna, visto che di quella esterna non se ne vuole occupare nessuno?”
Fermatevi un attimo.
Inspirate profondamente. Ora siete pronti.
Purtroppo, se la risposta è un secco, impaurito, angosciato: “NO! Mai e poi mai!!!”, come dire, siete la persona giusta. No, volevo dire, quello è il lavoro giusto per voi che siete la persona giusta! (Che giusto!). Ora l’unica cosa che ci vuole e imparare i trucchetti del mestiere, ma basterà seguire i miei preziosi consigli e in men che non si dica sarete la futura Jennifer Lopez nel periodo che va dal 1994, credo, al … Non mi ricordo, cazzo! Si, prima della comparsata che fece nel video di “That’s the way love goes” di Janet Jackson, per intenderci. Ragazze è inutile fare quella faccia schifata perchè abbiamo tutte, come Jennifer, cominciato così: chi non ha mai fatto la cameriera ai tavoli scagli la prima pietra! Ma torniamo a noi. Innanzitutto dovrete lasciare tutti i problemi personali a casa vostra, fuori dal lavoro quindi. Perchè fidatevi di me (cit. Misery non deve morire) dopo pochi giorni dal vostro ingresso come nuova cameriera del locale, i problemi sul lavoro saranno sempre in crescita e non lasceranno spazio alla vostra mente per le cose passate. Ricorderete i problemi lasciati a casa come “Lunghissime vacanze a Sharm El Sheik”. Poi dovete ricordarvi la prima ed unica cosa, la più importante in assoluto, quello che veramente conta per fare carriera in questo spietato mondo della ristorazione:”Il cliente ha sempre ragione”. In questo lavoro la frase Il cliente ha sempre ragione equivale al Primo dei Dieci comandamenti Io sono il Signore Dio tuo: 1. Non avrai altro Dio fuori di me…”. Il cliente è tutto e voi in nessun modo dovrete mai mancargli di rispetto o deludere le sue (ENORMI) aspettative.
Esempio
“Scusa?”
“Si, dimmi…”
“Si, scusami tanto se ti disturbo ma… io vorrei prendere un vino dolce che però non sia un passito. Cioè, vorrei, se c’è, un rosso dolce che però sia più un rosato da accompagnare con quei biscotti alla cannella buonissimi che servite qui insieme ai vini dolci. Però non posso prendere il Sangue di “Judas”, solo che io non ci capisco nulla e vorrei chiederti un consiglio, nel senso che io credo che…”
“Senti amore, io non ci capisco un cazzo di vini, li bevo e basta!”
“Ok, ma è solo che io volev…”
“Oh! Sei sorda o che???”
Ci siamo capiti? Il cliente prima di tutto. Sempre e comunque, mi raccomando! Una volta che avrete metabolizzato questo concetto sarete già a metà dell’opera. A questo punto è bene che io vi parli di quello che nello specifico è il primo passo da fare in questo lavoro. Lavoro che vi riempirà, giorno dopo giorno, di immense soddisfazioni. La prima cosa da fare, dicevo, ovviamente dopo aver fatto si che il locale sia pronto ad accogliere i suoi amati clienti, è quella di mettersi in cassa con la faccia da idiota, fingere di essere la persona più fortunata del mondo e sfoggiare il sorriso più falso ed ipocrita che avete. Non guardatemi così!!! Tutti abbiamo un sorriso falsissimo in tasca e lo tiriamo sempre fuori all’occorrenza. In alternativa potete sempre fingere una grave paralisi facciale. Come vedete c’è sempre una soluzione. A tutto. Ok, lasciamo perdere…
Ora siete pronti ad accogliere i clienti ed accompagnarli al tavolo consegnando loro le liste. Ovvio che prima di accompagnarli questi, avvicinandosi, vi chiederanno una serie di cose e voi dovrete sempre avere una risposta convincente, sincera e appropriata per qualsiasi situazione. Prima di tutto organizzare gli spazi. Si, non tutti hanno avuto la fortuna di poter vantare nel proprio curriculum tre o quattro anni di esperienza come arredatore d’interni come il sottoscritto, quindi di seguito vi elencherò una serie di situazioni “tipo” con relativa soluzione. Credetemi, seguendo alla lettera i miei consigli… farete un figurone! Mettiamo che arrivino i primi clienti, e voi accogliendoli esclamiate:
“Ciao, quanti siete?”
Questa frase la ripeterete così tante volte che con il passare del tempo lo chiederete anche a voi stessi la mattina appena alzati, davanti allo specchio mentre vi accingerete a lavarvi i denti. “Ciao, quanti siete?” sarà da oggi in poi il vostro personale Status Symbol.
Quindi: “Ciao, quanti siete?”
se la risposta sarà:
“Siamo in due…”
dovrete rispondere:
“Volete un tavolo da due? No, perchè mi è rimasto solo un tavolo da sei, ma se mi date un attimo posso prendere la sega in cantina e tagliarlo in tre parti uguali… uhm?”
Se invece, avvicinadosi a voi, diranno una cosa tipo:
“Siamo in due barra tre…”
dovrete rispondere:
“Ah! Sei incinta!”
(in questo caso fate anche una faccia da “Auguri, figli maschi e gay!” e portate dei cioccolatini al tavolo insieme al conto)
Alla risposta:
“Siamo in quattro!”
voi prontamente:
“Ah, si? E che siete venuti a fare qui? Il “Mulino a vino” è chiuso?”
Se, sfortunatamente, la risposta dovesse essere:
“Siamo in dodici…”
voi, cordialmente, risponderete:
“Volete un tavolo a testa o vi strigete?
Una risposta al “quanti siete?” potrebbe essere:
“Siamo in sedici, dove possiamo sederci?”
Ecco, in questo caso è sempre bene rispondere:
“Amore, sulle sedie!”
Spesso e volentieri vi capiterà di sentirvi dire:
“Ciao! Noi siamo in tre, ma dovrebbero raggiungerci altri cinque amici, dopo…”
Non state lì a pensarci su. L’unica risposta adatta ad una situazione di questo tipo è:
“Amore, non è un problema mio!!!”
Vi capiterà, certamente il venerdì o sabato che sono i giorni più pesanti per qualsiasi locale, anche una risposta del genere:
“Ciao! Siamo in ventidue!”
Non abbiate paura. Allora, per prima cosa, dovrete rivolgervi al capobranco ed indicare con il dito indice della vostra mano destra la porta d’ingresso del locale. Non appena i ventidue sfigati si saranno tutti girati verso il punto che voi starete indicando, non dovrete fare altro che schiarire la voce, assumere il tono più professionale che potete ed esclamare con tono deciso:
“Ragazzi, quella è l’uscita! Sulla vostra destra, a 300 metri circa, c’è il Turnè! Buona serata!”
Probabilmente le prime volte vi confonderete sulla distanza effettiva che c’è tra il locale in cui lavorate ed il locale rivale. Tipo che potreste dire 700 o 100 invece di 300, ma vi assicuro che con la pratica e la tenacia, supererete questo inghippo molto prima di quanto voi stessi vi aspettiate.
Per concludere questa, che potrebbe essere la prima puntata di “How to be the perfect waitress”, volevo solo ricordarvi una cosa. Nelle serate “paiiiura”, quelle cioè in cui il locale è pieno zeppo e, nonostante tutto, continuerà ad arrivare gente, vi capiterà spessissimo di sentire una domanda da parte di tutti i clienti in attesa, quelli che formano una fila interminabile di fianco alla cassa. La domanda è un pugno nell’occhio, ha veramente lo stesso potere che ha un secchio d’acqua fredda in faccia, tipo un 24 dicembre qualsiasi alle 3 di notte, ed è inutile trasciverla è basta. Bisogna che vi faccia un esempio pratico di quello che è il dialogo per intero, al fine di farvi capire bene l’essenza malvagia del quesito finale:
“Ciao, noi siamo in sette, c’è posto?”
Ecco io di solito rispondo in due modi differenti ma molto efficaci entrambi:
“Posto? Qui? Stasera? Figa, ma sei cieco???”
oppure:
“Si, amore di posto c’è ne… solo che è tutto occupato!”
Anche se a volte, per citare ancora il famoso locale rivale, mi è capitato di rispondere:
“Posto? Si si. Al Turnè c’è tutto lo spazio che vuoi!!!”
(Ovvio che potrete gestire voi la conversazione optando per la risposta che più si addirà al vostro stato d’animo, insomma siamo qui per lavorare, non siamo dei fondamentalisti…).
Ecco, a questo punto entra in gioco la famosa domanda “ghiaccio” di cui vi parlavo prima, si, perchè voi sarete sicuramente convinti che una delle educatissime risposte che avrete dato sia bastata a calmare il tipo che aspetta in fila, ma no. Lui vi richiamerà chiedendovi dolcemente:
“Ah, ok. Sai quanto c’è da aspettare?”
Ok. Posso fare un piccolo sfogo personale? Non me ne vorrete, vero?
PICCOLO SFOGO PERSONALE
Io non capisco certa gente come cazzo sta? Ma cosa ho scritto in fronte “Mago Otelma”??? Ma mi vedono in giro per la città con la sfera di cristallo? Con i tarocchi? Come cazzo faccio io a sapere quando andranno via i clienti? La gente, mi chiedo, è veramente convinta che di solito uno vada in un locale e dica: “Ciao, siamo in due e staremo qui 45 minuti?”. Qualcuno, cazzo, vuole aiutarmi??? 
Ho finito, dai. Ritorniamo a noi.                              Dicevo, io in casi come questo, vorrei solo morire o trovarmi su una sdraio al sole dall’altra parte del mondo con in una mano buon cocktail e nell’altra un libro di Edmund White, ma siccome non si può, riprendo il controllo di me e rispondo con molta gentilezza:
“Tredici minuti e nove secondi!”
Siccome lui, a sua volta, risponderà subito e alquanto incredulo:
“Veramente???”
Voi dovrete immediatamente dire:
“Si. Mi ci vogliono tredici minuti e nove secondi esatti per fare il giro completo del locale e chiedere a tutti i clienti ai tavoli quando hanno intenzione di andare fuori dai coglioni per far sedere te e quelle sei mummie egizie che ti porti dietro. Ti fidi?”
Tranquilli. Se mentre lo dite inarcate leggermente le sopracciglia intanto che corrugate la fronte facendo uscire del fumo dalle vostre narici e aumentate man mano il tono della vostra voce, a lui non resterà che rispondervi:
“Ok ok. Mi fido, mi fido…”
Infine, colgo l’occasione per introdurre quello che potrebbe essere l’argomento di un’eventuale prossima puntata di “How to be the perfect waitress”, sempre che ci sia una prossima puntata, ecco. Come spesso capita, all’ora di chiusura del locale vi troverete ad avere a che fare con insolite bande di: Skinheads, Emo, Emosessuali, Spacciatori e via dicendo. Si, insomma, gli ultimi clienti che nonostante voi stiate lì, con i vostri colleghi, stremati, a cercare di pulire tutto in fretta per scappare a casa quanto prima, imperterriti rimangono seduti anche se voi avete già ripetuto più di una volta la famosissima frase:
Ragazzi, scusate ma noi tra 10 minuti chiudiamo…
Questa credo sia la più grande piaga sociale di tutti i tempi. Loro non capiscono e voi vi incazzate, ma non riuscirete a mandarli via perchè, ricordate? Il cliente ha sempre ragione, giusto? Io però ho messo a punto un paio di stratagemmi infallibili che faranno andar via i clienti che tardano ad alzarsi dopo l’orario di chiusura… senza recare loro nè danni nè offese di alcun genere. Alla Prossima!!!
No, non ce la faccio! Devo darvi un assaggio!
Supponiamo che sia tardi, molto tardi. Il locale a quest’ora dovrebbe essere già chiuso e voi insieme ai vostri colleghi dovreste già essere vicini alla fine di tutti i lavori ma, c’è ancora un tavolo di 10 ragazzetti ciucchi. Parliamo di bimbetti, di quelli che si affacciano da pochissimo alle serate, di 16enni bavosi del cazzo. Volete sapere che si fa?
- Ciao Bambini! Scusate ma noi tra 10 minuti chiudiamo…
- Dai, figa! L’ultimo drink e andiamo, figa!!!
- Va bene…
Questa scena si ripeterà un paio di volte e loro faranno sempre e comunque finta di nulla. Ora tocca a voi porre rimedio a questa estenuante situazione. Allora, vi affaccerete alla porta della saletta del locale dove è situato il loro tavolo. Non dovrete avvicinarvi, dovrete improvvisamente fingere sgomento e iniziae ad urlare come delle povere pazze (è facilissimo ve lo assicuro) la più terribile delle frasi:
“Bambini scappate a casa!!!! C’è la Franzoni in giro!!!”
Non è geniale tutto questo?
Ah, dimenticavo! Se in una fredda notte d’inverno dovesse arrivare Luisa Corna con tutto il suo enturage o Fausto Leali con suo figlio e una squadra di giovani DJ… fate dire loro, da un vostro collega, che voi quella sera… non state lavorando!!!

LA STANGA!
Wine Bar/Live Bar
Via Bergamo 32 - Monza (MB)
Luci soffuse e musica soft per rilassarsi e chiacchierare in tranquillità. La Stanga è un locale adatto per una serata romantica (i tavoli sono tutti rischiarati a lume di candela) come per un’uscita fra amici. Le etichette della carta dei vini ne fanno un’enoteca di tutto rispetto, ma c'è anche una discreta scelta di birre, cocktail.. e tisane!!! La cucina propone stuzzichini e qualche piatto cucinato con cura. Imperdibile il brunch domenicale dalle 12 alle 15.

Turnè: A Monza, un ristorante di qualità, un’enoteca dinamica e un bistrot accogliente: abbiamo creato tre ambienti in un unico spazio per garantire un’offerta completa, tutti i giorni della settimana. Uno spazio che diventa una scatola, da riempire di eventi, concerti, mostre, incontri e appuntamenti. Questo spazio si chiama Turnè. (Via Bergamo, 3 20900 Monza MB)
Mulino a vino: Il wine bar Mulino a vino nasce sulle sponde del fiume Lambro che taglia il centro della città di Monza, l'edificio che lo ospita era proprio un vecchio Mulino ed infatti adiacente al wine bar esiste un magnifico museo visibile anche da una sala del locale, una vista suggestiva piena di fascino e storia. (Via Edmondo De Amicis, 21 20052 Monza MB)

9 commenti:

  1. Non male, ma penso che non si riempiano molti tavoli con questi consigli :)

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  2. Ciao a te!

    (please, togli questa orrenda parola di verifica, che ci metto più a "dimostrare che non sono un robot" che a scrivere il commento...)

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  3. Come si fa? Mamma sto blog è na jattura! :)

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  4. Risposte
    1. Provo subito.
      No, non ci sei riuscito: le due malefiche parole continuano a comparire e a forza di chiedermi se sono un robot inizio ad avere qualche dubbio...

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  5. Roccia sei la mia roccia! Ce l'ho fatta! :)))

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