C’era una volta un bambino. Questo bambino un giorno decise di andare al parco. Una volta arrivato si mise a camminare per i boschetti incantati. Cammina, cammina, cammina fino a che non incontra un signore che gli dice: “Ciao bel bambino. Che ci fai qui tutto solo?”. Il bambino dapprima un po’ impaurito, diede uno sguardo veloce al signore e poi rispose con la sua vocina nasale: “Niente di che a dire il vero. Sono venuto a vedere se riesco a fare un pompino a qualcuno”. Il signore notando la difficoltà del piccolo bambino, si mise subito a disposizione e chiese:
“Quindi ti va bene se te lo sbatto tutto in bocca?”. Il piccolo bambino, fu attraversato da una scossa e senti una vampata di calore scoppiargli in faccia. Timido e timorato, dopo 3 lunghissimi secondi, riusci a fatica a trovare in fondo al suo cuoricino, il coraggio per rispondere: “Ma scusa signore gentile ma sconosciuto, sei ancora lì? Che aspetti? Non ho le ore a disposizione!”. Fu così che in men che non si dica il caritatevole signore si trovò con la schiena appoggiata ad un grande albero, la patta sbottonata e il suo enorme uccello dritto e duro dentro l’esile boccuccia del piccolo bambino che… una volta inginocchiatosi iniziò a succhiare. E succhiava. Succhiava e succhiava senza mai fermarsi. Dopo qualche minuto però si stacco. Passò le sue piccole dita tra le labbra ed alzò lo sguardo verso l’alto, alla languida ricerca dello sguardo del signore che a sua volta si stupì e chiese al bambino: “Ma che succede bambino, che succede? Come mai ti sei fermato?”. Il piccolo stava per dire qualcosa ma il signore in preda agli spasmi causati da cotanto ciucciare, lo bloccò subito e gli disse:”Dai su continua. Continua ti prego…”. Il piccolo bambino allora fece una faccia di quelle facce che si fanno in questi casi, una di quelle facce che non servono proprio a nulla per intenderci, e dopo una riflessione intima durata meno dei tre secondi di cui sopra, si riattaccò al cazzo e continuò a ciucciare e ciucciare senza fermarsi. Dopo un pò però si staccò ancora e si ripetè la storia di prima. Dita tra le labbra, sguardo languido al cielo, voglia di chiedere qualcosa al signore con in cazzone al vento… ma immediatamente il signore con il cazzone al vento lo bloccò e disse: “Senti per favore vuoi continuare??!”. Continuò. Il bambino abbassò lo sguardo, fece un sospiro che nascondeva una certo disagio, si fece coraggio, riprese il grosso arnese tra le mani e se lo infilò tutto in bocca. Ciucciava, ciucciava e ancora ciucciava fino a quando decise di staccarsi ancora, e subito dopo aver passato le sue piccole dita tra le labbra si alzò, guardò il signore dritto negli occhi, fece per girarsi verso il signore di modo da porgergli il culo, inarcò la schiena e continuando a fissarlo languidamente sussurò con la sua vocina nasale, che più nasale non si può: “Ma non me lo infili????”.
“Quindi ti va bene se te lo sbatto tutto in bocca?”. Il piccolo bambino, fu attraversato da una scossa e senti una vampata di calore scoppiargli in faccia. Timido e timorato, dopo 3 lunghissimi secondi, riusci a fatica a trovare in fondo al suo cuoricino, il coraggio per rispondere: “Ma scusa signore gentile ma sconosciuto, sei ancora lì? Che aspetti? Non ho le ore a disposizione!”. Fu così che in men che non si dica il caritatevole signore si trovò con la schiena appoggiata ad un grande albero, la patta sbottonata e il suo enorme uccello dritto e duro dentro l’esile boccuccia del piccolo bambino che… una volta inginocchiatosi iniziò a succhiare. E succhiava. Succhiava e succhiava senza mai fermarsi. Dopo qualche minuto però si stacco. Passò le sue piccole dita tra le labbra ed alzò lo sguardo verso l’alto, alla languida ricerca dello sguardo del signore che a sua volta si stupì e chiese al bambino: “Ma che succede bambino, che succede? Come mai ti sei fermato?”. Il piccolo stava per dire qualcosa ma il signore in preda agli spasmi causati da cotanto ciucciare, lo bloccò subito e gli disse:”Dai su continua. Continua ti prego…”. Il piccolo bambino allora fece una faccia di quelle facce che si fanno in questi casi, una di quelle facce che non servono proprio a nulla per intenderci, e dopo una riflessione intima durata meno dei tre secondi di cui sopra, si riattaccò al cazzo e continuò a ciucciare e ciucciare senza fermarsi. Dopo un pò però si staccò ancora e si ripetè la storia di prima. Dita tra le labbra, sguardo languido al cielo, voglia di chiedere qualcosa al signore con in cazzone al vento… ma immediatamente il signore con il cazzone al vento lo bloccò e disse: “Senti per favore vuoi continuare??!”. Continuò. Il bambino abbassò lo sguardo, fece un sospiro che nascondeva una certo disagio, si fece coraggio, riprese il grosso arnese tra le mani e se lo infilò tutto in bocca. Ciucciava, ciucciava e ancora ciucciava fino a quando decise di staccarsi ancora, e subito dopo aver passato le sue piccole dita tra le labbra si alzò, guardò il signore dritto negli occhi, fece per girarsi verso il signore di modo da porgergli il culo, inarcò la schiena e continuando a fissarlo languidamente sussurò con la sua vocina nasale, che più nasale non si può: “Ma non me lo infili????”.
Questo bambino si chiama John. Ha 36 anni e vive nella mia città.
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