martedì 3 maggio 2011

BEDTIME STORIES NUMBER 3.

C’era una volta un bambino. Questo bambino un giorno decise di andare al parco. Così fece, e come al solito, andò direttamente a fare una passeggiata nel luogo che più lo faceva sentire ”a Casa”, i boschetti incantati (o lastminute come lo chiama l’autore di questo racconto…). Una volta arrivato cominciò, come sempre, a passeggiare avanti e indietro, con la speranza di trovare uno di quei 4 sfigati che glielo mettessero in mano per poi passarglielo, con allegria, tutto in bocca. La passeggiata quel giorno durò un bel po’ ma… ahimè non porto, stranamente, a nessun risultato. Affranto e amareggiato si avviò verso una vecchia panchina di legno ormai usurata dai culoni delle vecchie ricchie centenarie che bazzicano nel parco. Fu così che, una volta posate le sue flaccide chiappe sulla panchina, realizzò di avere di fronte a sè una meravigliosa creatura di sesso maschile intenta a fare stretching. Subito decise che da quel momento si sarebbe follemente innamorato di lui, del suo stretching e (soprattutto) dell’enorme paccone che aveva tra le gambe. Decise che l’avrebbe sposato per finire con lui il resto della sua vita. Cominciò così un lungo ed intenso scambio di sguardi. Il bambino guardò, ammiccando la bellissima creatura. La bellissima creatura guardò il bambino. Il bambino aveva la bava alla bocca. La bellissima creatura guardò il bambino. Il bambino si contorse, ammiccando, in mille, svariati ed accurati modi… sempre sulla panchina, ovvio. La bellissima creatura guardò il bambino. Il bambino inarcò la schiena come una gatta in calore, solo lui sa come visto che comunque era sempre su quella fetentissima panchina. La bellissima creatura finalmente si decise. Così si avvicinò lentamente al bambino. Il bambino si ritrovò di colpo in preda alla massima eccitazione. Il cuore batteva all’impazzata e lui finalmente capì chiaramente di essere ad un passo dalla realizzazione del più grande sogno della sua vita. Sogno che, l’autore ci tiene a precisare questa cosa, fino a 15 minuti prima delle piroette sulla panchina, non esisteva. Comunque… dicevamo, ah si, mancavano oramai pochissimi minuti e il suo grande sogno d’amore sarebbe stato coronato. E lui, il nostro piccolo bambino, con la voce nasale come il bambino del post precedente, si sentì sciogliere proprio come un calippo al limone abbandonato su uno dei tavoli nel giardino del Caffè del Parco il 15 di Agosto alle 14 e 30…. no così, per dire. Era lì pronto a ricevere il bacio che aspettava da tutta una vita. La bellissima creatura e il suo enorme paccone arrivarono davanti al bambino. La bellissima creatura guardò il bambino e con voce possente e occhi che brillavano dall’emozione finalmente esclamò: “Oh! Ma che cazzo hai da guardare??? Invece di guardare me vattene a cercare un po’ di figa!!! Vai! Vai!!!”. E si allontanò correndo, portando via con sè una montagna di illusioni, le stesse che il bambino coltivò nel giro di 13 minuti e che avrebbero certamente cambiato la sua vita. Il Bambino rimase lì ancora qualche minuto. Attonito. Distrutto. Addolorato. Affranto. Rimase fermo lì a fissare un punto non definito, e nessuno fu mai in grado di capire se perchè il dolore causato dal rifiuto lo avesse un attimo rincoglionito o…. perchè in realtà vide qualcosa che ricordasse vagamente un cazzo infrattarsi tra i cespugli di fronte a lui. Hai capito? Insomma sto cazzo di bambino aveva una faccia talmente idiota che non si capiva se ci era veramente rimasto male o cercava di mettere a fuoco un eventuale nuova preda. Come dire… seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del Parco fece un tristissimo sospiro, scosse la testa e con la sua vocina nasale esclamo: “Babba biaaaa!!!!”.
Questo Bambino si chiama John ed è lo stesso bambino del post precedente. Vive nella mia città e se devo dirla tutta  ”… his on the right track baby, he was born this Gay!”



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