sabato 21 maggio 2011

UNO. DUE E TRE.




Stamattina ci ho messo un po' a realizzare. A realizzare in genere. Ho aperto gli occhi. La sveglia segnava le 14:47. Per me era comunque mattina. Ho avuto la netta sensazione di avere un hard disk in tilt al posto del cervello. Caffè. Poi tutto è ritornato alla normalità. Si sono anche fatti vivi i ricordi. Il primo pomeriggio di ieri l'ho passato in cerca "d'amore". La sera in cerca di "alcol" e "droghe". La notte si è rifatto vivo l'amore. Ovvio che per Amore intendo Sesso. E' l'unica cosa che esiste. La consapevolezza di non aver punti di riferimento in questo momento è così forte che, se volessi, potrei addirittura invitarla a cena e sentire cosa ha da dirmi. Ieri sono scappato nel mio rifugio segreto. Avevo tanta rabbia dentro. Ero sicuro del fatto mio. Volevo scopare. A tutti i costi. Ho raggiunto un posto nascosto. Ho sbottonato la mia camicia. Ho sbottonato i pantaloni e li ho lasciati cadere. Ho messo una mano dentro gli slip e, nell'attesa che il membro si gonfiasse al punto giusto, cominciavo a contorcermi. Sempre che contorcere sia il verbo adatto. Ero solo. Sapevo che quel tipo di solitudine non sarebbe durata molto. Si è avvicinato UNO. E' rimasto fermo lì a guardarmi per qualche minuto. Aspettava un mio cenno. Quando il cenno è arrivato lui prima si è sbottonato, come me, poi mi ha abbassato gli slip e si è letteralmente incollato a me. Credo avesse una particolare fissa per i capezzoli. "Sei molto sensuale". Un uomo nudo che si masturba appoggiato ad un albero. Come fai a non definirlo sensuale? Anche fosse un cesso immondo, solo per il fatto che è lì davanti a te ad offrirti quello che sei venuto a cercare, deve per forza apparire sensuale. Ho capito che anche lui "non ce la fa". Chi è che ce la fa del resto? Ho fatto in modo che la cosa intralciasse il faticoso lavoro che stavamo attuando. Abbiamo fatto sesso e per un attimo ho avuto la netta sensazione che quel momento non sarebbe mai finito. Solo dopo ho capito perchè. Grazie a Dio però è finito. UNO viene. Mi stringe. Poi mi accarezza il volto e mi dice: "Sono riuscito a strapparti mezzo bacio, hai visto? La prossima volta andrà meglio. Te lo assicuro". Non credo di essermi soffermato più di 2 secondi a riflettere sulla sua uscita. Si avvicina. Tenta di baciarmi. Mi giro. Io non sono venuto. Lui capisce. Si stacca e si ricompone. Mi saluta strizzandomi l'occhio. Se ne va. Io non sono venuto e di ricompormi non ne ho la più pallida idea. Rimango ancora appoggiato a quell'albero. Ancora seminudo e sto torturando il mio uccello. Cerco disperatamente di raggiungere l'orgasmo. Poi mi accorgo. Dietro ad un cespuglio ci sono DUE e TRE. DUE è una mia vecchia conoscenza. Ha qualche anno in meno di me. Bel cazzo. Bel viso. Troppo magro forse. Ma il Bon Ton impone di non rifiutare mai nulla. Per quanto riguarda TRE ricordo di essermi infrattato con lui, e un altro tipo, qualche mese fa. E' un quarantenne. Il tipico operaio che al lavoro urla al mondo che la figa gli piace da impazzire. Ma non sa vivere senza cazzo... a quanto pare. Ricordo che ci metteva una vita a venire. So che non rifiuta mai. Stavolta non faccio nessun cenno. So che non vedono l'ora di avvicinarsi e lo fanno. Cominciano anche loro, rimanendo fermi davanti a me, a godersi lo spettacolo. Io continuo a stantuffarmi da solo intanto che son lì a fissarli negli occhi. DUE si mette la mano dentro la tuta grigia e libera il cazzo. TRE non resiste più. 
Io a questo punto mi fermo. Li guardo ancora e poi esclamo piano, mentre faccio per togliermi la camicia, in maniera molto convincente: "Prego". Ormai è fatta. Non mi son mai sentito meglio in vita mia. DUE mi ficca la lingua in bocca e con una mano cerca disperatamente di entrare nella porticina posteriore, ma con me non attacca. Prendo le sua mano, la avvicino al mio cazzo e, intanto che TRE sta menando il suo di cazzo, gli dico: "Ecco, se proprio devi usare la mano.... segui il suo esempio. Mi piace di più". TRE si accorge dell'intesa tra me e DUE. Allora pensa di fare il botto e, una volta piegatosi a 90°, comincia a spompinare prima DUE e poi me. Ci vogliono 2 cose per fare un buon pompino. Una buona partecipazione e una grande dose di coraggio. A TRE mancavano entrambe. Quando presi tra le mani la sua testa e la staccai dal mio pisello, lui fece una faccia costipata. Sapeva di non essere in grado. Intanto DUE non mi toglieva la lingua di dosso. L'ho sentita ovunque e addirittura, prima di venire, mi si appiccica in bocca e urla, con la sua lingua attaccata alla mia, un paio di bestemmie e poi sgrana gli occhi e: "Sto venendo! Sto venendo!". Di colpo TRE si inginocchia e spalanca la bocca mentre con la mano afferra il cazzo di DUE e, menandolo, lo indirizza verso le sue labbra. Esce un primo, lungo schizzo che finisce sulla guancia di TRE, e subito dopo, il resto viene dirottato tutto nella sua gola. TRE ingoia. Ansima e lecca la cappella di DUE che intanto sta sbuffando. Soddisfatto. Mi viene addosso abbracciandomi e si riattacca alla mia lingua. TRE  dietro di lui adesso. Si sta masturbando e intanto gli palpa il culo. TRE viene. Urla. Io mi stacco. Loro si ricompongono e vanno via. Io sono ancora lì. Sono ancora mezzo nudo. Non vengo. 
Sto aspettando che sia tu a farmi venire. Vuoi?
Devo, per forza, ancora aspettare di incontrarti in una di questa stradine nascoste e assolate?


P.S. 
Tra qualche anno, se ci sarò, vorrei rileggere questo racconto che, come tutti gli altri, è vero. Riderò. Lo so. Ma intanto volevo solo dire che stamattina ho scelto questa foto di Masahisa FukaseAnche se mi piace pensare che sia stata questa foto a scegliere me. Forse si. Questa foto ha scelto me.


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